Se sei qui ti ho invitato oppure sei un imbucato, in entrambi i casi potresti non ripetere l'esperienza per tua stessa scelta perchè a sto punto non me ne frega più molto.
mercoledì 23 febbraio 2011
baciamo le mani
Non dovrei occuparmi di attualità, è contro la mia snobbissima formazione storica e storiografica, sull'attualità non c'è niente di sensato da dire, è come criticare gli errori di gioventù in corso d'opera. Insomma, per dar fiato inutilmente alle trombe la nostra società ha istituito il deplorevole ordine dei giornalisti e dovrei lasciare a loro cronache e commenti. Ma c'è qualcosa di bestiale che si aggira nei pressi di quell'entità chiamata opinione pubblica, e sotto questo aspetto potrebbe rientrare nel novero dei miei interessi professionali di tecnico dei mercati, qualcosa che contro ogni evidenza non suscita in alcun modo lo stimolo di un pensiero critico. Mi riferisco ai pensierini circa le modalità di accoglienza di Zio Silvio nei confronti del Gheddafi: tutti indaffarati, codici e galatei alla mano, a sottilizzare su quanto inoppotuno fosse piantare una tenda, far correre dei cavalli e, scandalo fra gli scandali, baciare la mano - vi siete accorti che in Africa stanno morendo come topi? Qualcosa nel comportamento di Zio Silvio avrebbe potuto modificare o influenzare lo stato delle cose? Se Berlusconi non avesse fatto il baciamano, Gheddafi avrebbe sparato a salve? Le risposte sono evidenti, eppure non si dibatte nel merito della gravissima crisi africana ma di fregnacce totalmente estranee ai fatti. Il mio bollettino non può essere una critica, per i motivi esposti all'inizio, ma deve essere una analisi, l'obiettivo è individuare quale meccanismo determini un tale corto circuito delle coscienze. Ci sono anche degli spunti simpatici: da una parte inneggiano alla democrazia per liberare i popoli dai tiranni mentre sul versante interno intelligentoni del calibro di Oddiferddi propongono la sospensione della democrazia per liberarci di Berlusconi che, in effetti, la democrazia ha portato e preserva. Verrebbe da dire che siamo fra pazzi e che c'è davvero poco da capire e schematizzare, ma non mi arrendo, sono convinto che la prevedibilità, la ricorrenza e la riconoscibilità siano presenti come caratteri evidenti anche in questa in questa poltiglia delirante di opinioni abusive. Chiariamo per i meno attenti: questo bizzarro e acritico movimento di opinione celerebbe delle esigenze che possano essere soddisfatte con dei prodotti commerciali? Questo comportamento può essere paradigmatico? Può essere indotto o anticipato? Ancora più chiaramente per i ripetenti e i non addetti ai lavori: a un cretino che pensa che il baciamano di Berlusconi a Gheddafi sia un atto degno di nota quando mezzo continente africano è in fiamme per tutt'altri motivi, che categorie di prodotti posso vendere e come? Posso derivarne un modello ripetibile e come? L'analisi del consumatore sotto questo punto di vista non è per niente banale ed esula totalmente dai canoni tradizionali di una analisi di marketing, sebbene le tematiche morali e sociali siano stabilmente presenti nel mix di prodotto da oltre cinquant'anni, anche abilmente celate da caratteristiche tecniche, in questo caso la morale potrebbe non essere un orientamento del prodotto, ma essere, perfettamente in linea con la laicizzazione di tutte le tematiche religiose ed in concorrenza con i tradizionali distributori di indulgenze e reset di coscienze, il prodotto stesso. Abbiamo prodotti che riducono lo sfruttamento minorile e migliorano le condizioni generali dei lavoratori, altri che aiutano l'ambiente nel quale vengono prodotti o consumati, alcuni mantengono le condizioni di vivibilità generali del pianeta a un livello accettabile, e chi salva gli animali e chi fa questo e chi fa quello. Ma quale prodotto esporta la democrazia fra i cannibali? Quale evita che un primo ministro metta in imbarazzo il suo popolo per avere baciato la mano di un dittatore sanguinario ospite a cena?
martedì 22 febbraio 2011
Suez agli inglesi e altre ingenuità
Quando circa dieci anni fa la bolla speculativa del mercato tecnologico esplose lasciando mezzo mondo in braghe di tela, tra i pochi operatori del settore con lumi e competenza, benchè non avvezzi alle alchimie finanziarie, sapevamo bene che non avrebbe potuto finire diversamente. Con o senza Twin Towers. Ho fatto caso registrandomi recentemente a FB che l'invito a farlo sulla Homepage espone la rassicurante, forse meno per gli investitori, scritta "è gratis e lo sarà sempre". Rimandando ad altre occasioni il tema di come Internet stia cambiando e di come stia modificando il mondo, il problema della Freelosofia, per citare un sardo fortunato, era allora ed è oggi stesso la chiave di lettura di questa, fin qui, finta economia virtuale. Sta succedendo che con Twitter, FB, e Google si fanno le rivoluzioni, a tre per volta, a pacchi, sconti e promozioni, la democrazia al tre per due... but still not money. Tutti abbiamo account mail plurimi ma quanti ne avremmo e quanto le utilizzeremmo se ci fosse da pagare? Il questito vale per tutti i servizi di comunicazione e le imprese della net economy hanno la risposta ben chiara davanti ai loro occhi tutti i giorni... e infatti nessuno si azzarda a chiedere un centesimo. Ma allora, verrebbe da chiedere, abbiamo offerto qualcosa di nuovo agli utenti o abbiamo trovato un modo strano per regalare al mercato ciò che non comprerebbe? Intorno al 1998, in merito ai servizi web, tutto appariva così chiaro: offerta in assenza di domanda. I più fini (da oggi anche in senso politico) cervelli si sono esibiti in esercizi di inutili nozionismi divagando tra domanda esplicita e domanda implicita, e senz'altro una implicita domanda di mezzi di comunicazione c'era, c'è e ci sarà. Il dettaglio che sempre è sfuggito a questi geni del merketing è che il mercato è sicuramente il luogo dove domanda e offerta si incontrano, ma lo fanno per effettuare degli scambi! Quando lancio un nuovo prodotto che risolve in modo inedito un'esigenza nuova o vecchia, spesso creo contestualmente un nuovo mercato dove posso utilizzare degli strumenti promozionali che agevolano l'introduzione della novità ma dove non dovrebbe capitarmi di regalare aeroplani, macchine, telefoni, computer a migliaia... e infatti non è mai capitato.
Esistono discrepanze evidenti tra il marketing accademico e quello applicato, fino a raggiungere un livello che potrebbe, senza eccessi, definirsi come Anti Marketing. Se un presupposto fondamentale del marketing è l'analisi della domanda, con l'anti marketing si valutano strategie per la creazione e l'induzione della domanda quando questa non ci fosse, fosse insufficente o di non facile interpretazione. Cioè l'esatto contrario. Esiste poi anche una tecnica della pesca detta pastura... Devo dirvi cosa è successo fin qua o ci state arrivando? Se tutto questo vale per servizi e contenuti web, altra situazione e altro destino, ben più ortodossi, coinvolgono tutto ciò che riguarda la connettività, che nessuno infatti si è mai sognato di regalare - chissà perchè? Lascio sempre ad altri le dietrologie avendo trattato personalmente il tema in diversi e attempati articoli sul tema della convergenza, ma tengo a dare una informazione che non è segreta ma nemmeno così ovvia: siamo tutti portati a pensare che ci sarà sempre più banda e che costerà sempre di meno, invece, cari i miei sette miliardi e rotti di amici, ogni riferimento al genere umano è casuale, sarà, per un periodo molto prossimo e non troppo breve, l'esatto contrario. Le linee fisse e mobili sono già al collasso e il boom è appena iniziato. Ma tutto questo non vuole essere un allarme negativo, tutt'altro, il mio bollettino da markettari è oggi festoso, dopo anni di attesa paziente, di vacche magre e mezze morte sta arrivando il momento di batter cassa. Contestualmente alla saturazione dei limti tecnici della rete, stanno accadendo delle cose nel mondo che rappresentano, ne più ne meno, che i perfetti presupposti per il mercato globale virtuale che abbiamo sognato e predicato. Non sono mai apparso come un ottimista ma non vedo come il montante casino internazionale possa essere addomesticato dalle nostre quattro cazzate progressiste. Life is a number game. Finalmente per sopravvivere, per poter pianificare, per lanciare o ristrutturare ci sarà bisogno, che vuol dire fior di parcelle, di competenza, esperienza, astuzia e intelligenza. Tutti coloro che pensano di poterne fare a meno, con la solita esclusione dei corner shop, saranno rasi al suolo dalla concorrenza incomprensibile di un piccolo uomo residente in uno stato semisconosciuto che ha recentemente fronteggiato problemi che noi conosciamo solo a mezzo stampa. Evviva.
Esistono discrepanze evidenti tra il marketing accademico e quello applicato, fino a raggiungere un livello che potrebbe, senza eccessi, definirsi come Anti Marketing. Se un presupposto fondamentale del marketing è l'analisi della domanda, con l'anti marketing si valutano strategie per la creazione e l'induzione della domanda quando questa non ci fosse, fosse insufficente o di non facile interpretazione. Cioè l'esatto contrario. Esiste poi anche una tecnica della pesca detta pastura... Devo dirvi cosa è successo fin qua o ci state arrivando? Se tutto questo vale per servizi e contenuti web, altra situazione e altro destino, ben più ortodossi, coinvolgono tutto ciò che riguarda la connettività, che nessuno infatti si è mai sognato di regalare - chissà perchè? Lascio sempre ad altri le dietrologie avendo trattato personalmente il tema in diversi e attempati articoli sul tema della convergenza, ma tengo a dare una informazione che non è segreta ma nemmeno così ovvia: siamo tutti portati a pensare che ci sarà sempre più banda e che costerà sempre di meno, invece, cari i miei sette miliardi e rotti di amici, ogni riferimento al genere umano è casuale, sarà, per un periodo molto prossimo e non troppo breve, l'esatto contrario. Le linee fisse e mobili sono già al collasso e il boom è appena iniziato. Ma tutto questo non vuole essere un allarme negativo, tutt'altro, il mio bollettino da markettari è oggi festoso, dopo anni di attesa paziente, di vacche magre e mezze morte sta arrivando il momento di batter cassa. Contestualmente alla saturazione dei limti tecnici della rete, stanno accadendo delle cose nel mondo che rappresentano, ne più ne meno, che i perfetti presupposti per il mercato globale virtuale che abbiamo sognato e predicato. Non sono mai apparso come un ottimista ma non vedo come il montante casino internazionale possa essere addomesticato dalle nostre quattro cazzate progressiste. Life is a number game. Finalmente per sopravvivere, per poter pianificare, per lanciare o ristrutturare ci sarà bisogno, che vuol dire fior di parcelle, di competenza, esperienza, astuzia e intelligenza. Tutti coloro che pensano di poterne fare a meno, con la solita esclusione dei corner shop, saranno rasi al suolo dalla concorrenza incomprensibile di un piccolo uomo residente in uno stato semisconosciuto che ha recentemente fronteggiato problemi che noi conosciamo solo a mezzo stampa. Evviva.
lunedì 21 febbraio 2011
Alberto MAria LOrenzon
Oggi ho fatto una scoperta che ormai è un po' acqua calda e un po' la misura di quanto sia stato ingenuo a dedicarmi alla Creative World Company e al suo marchio (orribile cazzo e porco cazzo, che nome di merda, finalmente posso dirlo in italiano) AMALO. La signora Candida della Taman Fashion Srl di Filottrano, Direttore di stabilimento e Amministratore mi ha confermato che Alberto non ha mai disegnato un capo, almeno nessuno di quelli messi da loro in produzione. Si sarebbe limitato a scegliere dal loro catalogo, nulla di male se uno non si spacciasse per stilista e, giusto per rinfrescare la memoria, per proprietario dello stabilimento di produzione MENTREINVECE altro non è che un cliente, forse il peggiore, sicuramente inadempiente, con un debito finanziario e morale da vergogna. Il Tutto è aggravato dal fatto che i circa 500 capi che Taman ha prodotto per CWC stanno tutti in negozio a manifestare un'altra impotenza del Lorenzon, cioè come commerciante.
Ma allora, di questo personaggio che si fa scudo con la malattia di mia figlia e la morte degli amici per ripararsi dai creditori, salviamo qualcosa? Credo di no. Sembriamo essere davanti alla classica scatola vuota del bugiardo patologico che ha perso decoro e filo del discorso molti anni addietro. Si presenta come un industriale e non lo è, uno stilista e non lo è, un commerciante e non lo è, uno che ha vestito mezza Italia che conta ma pare che lo sappia solo lui... e lasciamolo morire in pace, lui che può, non ha famiglia , non ha amici nè patrimonio, che adesso mi sembra quasi di sparare sulla croce rossa ma spero che non gli si dia modo di continuare a fregare il prossimo. Il suo protettore Gianni Bricco può destinargli una fetta della sua pensione.
Ma allora, di questo personaggio che si fa scudo con la malattia di mia figlia e la morte degli amici per ripararsi dai creditori, salviamo qualcosa? Credo di no. Sembriamo essere davanti alla classica scatola vuota del bugiardo patologico che ha perso decoro e filo del discorso molti anni addietro. Si presenta come un industriale e non lo è, uno stilista e non lo è, un commerciante e non lo è, uno che ha vestito mezza Italia che conta ma pare che lo sappia solo lui... e lasciamolo morire in pace, lui che può, non ha famiglia , non ha amici nè patrimonio, che adesso mi sembra quasi di sparare sulla croce rossa ma spero che non gli si dia modo di continuare a fregare il prossimo. Il suo protettore Gianni Bricco può destinargli una fetta della sua pensione.
venerdì 11 febbraio 2011
amici
Ho fatto bene a venire quassù in montagna, è normalmente bello ma quando si rimane soli e affranti il cielo e la terra sembrano ancora più intensi, sembrano quasi capirmi. Riesco a trarre quell'energia vitale che i fatti della vita di città mi avrebbero spietatamente tolto. Non più di tre settimane fa presso l'atelier che ho contribuito a creare, ho conosciuto un tale, amico di lunga data del nostro stilista, il quale disse di avere alcuni problemi con il suo socio in affari, il personaggio gestisce un ristorante alla moda dove vip, vippaioli e pippaioli si ritrovano, problemi tanto gravi che quasi piange mentre ne accenna, tant'è che pochi giorni fa ha tentato, per la terza volta nell'anno, di togliersi la vita. Salvato dall'aver finito la benzina! La cosa ironica è che lo stilista lo presentò come il salvatore della patria che avrebbe portato tanti importanti clienti grazie alle sue conoscenze festaiole, risollevando le sorti nefaste cui la nostra azienda sembra condannata. Inutile dire che storsi parecchio il naso sia per lui sia per l'inserimento in squadra della fidanzata slovacca, appariscente ma non in grado esprimersi in italiano, in qualità di nostra receptionist, commessa o whatever. Dopo alcuni giorni anche io avrei potuto togliermi la vita con ragione essendo stato colpito di punto in bianco da una ingiustizia insensata, gravissima e tutta ancora da comprendere. Per mia fortuna a certe feste non sono mai andato, certe droghe non le ho viste nemmeno in cartolina e per quanto possa sembrare strano queste due sole cose fanno una grande differenza nella capacità di gestire situazioni deprimenti ad alto contenuto di stress. Aggiungo di avere una famiglia, dei bimbi meravigliosi e una moglie unica ed ecco che la mia capicità di reagire si incrementa ancora. Sono atleta, musicista, pilota di aeroplani e ultimo ma non per dignità erotomane ed ecco che il lavoro consolatorio che consegno al cosmo, alla terra e al cielo qui di fronte a me si fa tutto sommato ordinario.
Ordinario non è quel che mi è successo anyway.
"Ciao Gianni come stai, tutto bene? Sono giorni che non ti si sente" Gianni è il proprietario, insieme ad Alberto della casa di moda per la quale lavoro attualmente, "No non va per niente bene perchè sono intercorsi dei fatti nuovi per i quali la nostra collaborazione per il momento deve essere sospesa immediatamente" "Eeeehhh???!!!" Rispondo attonito "Matteo Giambavicchio ha saputo tramite i suoi amici della massoneria del gran oriente che tu sei sottoposto ad indagine e che quindi potresti attirare attenzioni non desiderate anche su noi" Non credo alle mie orecchie, il mio amico Matteo si è operato per distruggere la mia reputazione con delle inutili falsità. "Scusa Gianni" dico io "ammesso e non concesso che queste cose siano vere e che tu possa avere o meno il diritto di sentirti spaventato dalla evenienza che lo Stato possa chiederti conto di qualcosa, io potrei anche essere daccordo ad allontarmi e chiarire tutto da subito, ma non dimentichiamo che da quando lavoro per te non mi hai mai pagato cosa ne pensi?" "Tu hai prestato opera volontaria a titolo gratuito" "Minchia Gianni, penso che questa posizione non sia contemplata dal codice del lavoro" "Senti" rispondo "incontriamoci e parliamone, perchè qualcosa non quadra davvero, andiamo anche insieme in procura e chiediamo che razza di criminale sono e che tipo di trattamento merito" "No guarda davvero non si può, cerca di capire, per il momento è meglio che non ci incontriamo, ne riparliamo tra sei mesi" "Gianni, non posso permettermi di essere trattato in questo modo, ho famiglia e non posso aver lavorato per beneficienza, non è che stai cavalcando un onda di cazzate giusto per non pagarmi, esattamente come non state pagando nessun fornitore da circa un anno?"
La telefonata si chiude pressapoco così.
La verità è che gli amministratori della Creative World Company srl hanno determinato uno stato di grave e dolosa insolvenza, con un comportamento spregiudicato al limite del ridicolo pur di accapparrare forniture, con una condotta che ai miei occhi, nonostante non sia nemmeno lontamente un santo, per esperienza diretta di imprenditore e indiretta di consulente, risulta agghiacciante. Non tanti giorni fa, evidentemente il cerchio verso me stava per chiudersi, Alberto ha giustificato l'ennesimo ritardo di pagamento verso un fornitore e l'assenza del compare Gianni con la favola che Gianni sarebbe accorso in tutta urgenza a Verona al capezzale di mia figlia gravemente malata, prima di recarsi al funerale nelle marche del loro finto socio Giovanni Tamantini, lo spacciano per tale, in realtà è semplicemente un fornitore - indovinate un po'? Non pagano nemmeno lui da mesi e mesi. La cosa tragicomica è che mia figlia è davvero malata grave (sindrome di west più altre rare anomalie metaboliche) ma Gianni è ben lungi dall'occuparsene e che il Tamantini è morto davvero, sapeva che sarebbe morto e ha fatto di tutto per consegnare, prima di morire, le ultime giacche ai due lestofanti i quali ovviamente si sono ben guardati dal presentarsi al funerale dell'amico-socio-fornitore. Bei bastardi! Questo è solo esemplificativo della totale mancanza di coscienza etica negli affari e nei rapporti con le persone. Il motivo per cui questi due risultano credibili è che sono un rispettabile cardio chirurgo e un povero sfigato che dopo aver accudito l'alzaimer della mamma per sette anni e aver perso il padre si è scoperto malato a sua volta di una forma leucemica. In una formula Gianni Bricco e Alberto Lorenzon. Alberto marcia talmente tanto sulla sua malattia che un giorno l'ho definito un fenomeno di autoprostituzione clinica. Giustifica ogni sua mancanza e strafottenza con la scusa di terapie e malanni incassando dilazioni e pietà. L'ho visto many times coi miei occhi mentire sulle sue condizioni per ottenere beneficio- finchè uno lo fa su di se pazienza, ma il suo vizio si allarga e usa anche le malattie e la morte altrui, risulta non essere carino, forse è decisamente disgustoso. Non solo mia figlia ma anche, ad esempio, la tristemente nota vicenda della figlia del cantante Niccolò Fabi è utilizzata a fini economici. Mentre da un lato, all'interno dell'azienda dell'azienda si vanta di avere realizzato un utile legato alle t-shirt dell'evento le parole di Lulù di 30000 Euro in soli 10 giorni, salvo non avere pagato il fornitore delle magliette stesse, ovviamente, dall'altro nelle sue occasioni di public relation aziendali si atteggia ad anima pia dicendo che con l'operazione parole di Lulù da lui diretta e orchestrata avrebbero costruito un ospedale in angola e presto redimerà altri mali del mondo. Schifosissimo, isn't it? Illazioni? No tutto nero su bianco anche su presentazioni aziendali ufficiali tipo pochi giorni fa per Fiat.
Ma veniamo al punto, perchè si sarebbero comportati così male con me? Perchè sono dei gran bastardi questo è ormai evidente e assodato, ma questi scienziati dello sfruttamento umano moderno e cordiale non fanno nulla per nulla. Ho una mia teoria: avendo vissuto direttamente e indirettamente situazioni aziendali diciamo travagliate, mi sono fatto un'idea ben chiara di cosa possa essere o non essere fatto per il benessere dell'azienda. Che l'azienda CWC fosse in difficoltà me ne resi conto subito, anche se mai avrei immaginato che i compagneros si mangessero perfino i soldi delle bollette del telefono, e poi onestamente con la schiera di conoscenze e opportunità che vantano, benchè in modi tutt'altro che ortodossi, la possibilità di un capovolgimento di fronte sembra tutt'altro che vana. E allora dai fiducia, stringi la cinghia, assecondi e inisisti. Si è parlato mille volte di come e con chi poter raddrizzare la rotta, tra le tante ipotesi una l'ho sempre esclusa con forza: accettare danari da chi non avesse un interesse industriale strategico nell'investire nell'azienda. Accettare solo partner qualificati o rivolgersi al credito ordinario. Qui casca l'asino! Per essere presentabili agli occhi di un serio partner industriale è necessario rimboccarsi le maniche, uhmmm i personaggi non mi sembrano tanto proni, e per rivolgersi al credito ordinario invece non bisognerebbe aver passato fallimenti, protesti, stralci e dio solo sa cos'altro come l'autoprostituto Alberto ma nemmeno si può essere indebitati e impegnati fino al limite come il Gianni Bricco appare. Tra le due però, rimboccarsi le maniche e taroccare un po' di carte per sembrare quello che non si è agli occhi della banca si è tentata la seconda. Pare che non sia andata benissimo e che abbiamo fatto un figurone di merda con i piani alti di Unicredit. Carte taroccate, ho le prove o parlo a vanvera? Certo che ho le prove, tutto depositato presso un legale in attesa di dipanare la matassa di merda super 180 più fine del cashmire. Come prosegue la loro folle corsa verso la mia spietata estromissione? Come già detto la possibilità di rimboccarsi le maniche non è contemplabile da chi cerca di ricondurre tutti i fatti della vita alle feste, ai social network e all'essere amico di... Non resta che accettare soldi di dubbia provenienza, succeda quel che succeda, reato più reato meno, per far questo è necessario liberarsi di me per ben due motivi: il primo è che conosco chi gli presterebbe i soldi per avermi già rifilato un grosso bidone anni fa, il secondo che se anche non lo conoscessi non permetterei che l'azienda per cui lavoro commettesse il più fatale degli errori accettando i soldi di chi non si cura di verificare in cosa stia investendo. C'è qualcuno che non ci arriva? Il ruolo del Matteo Giambavicchio è chiarissimo: lui ha la sua fetta di torta da parte dell'usuraio con la quale risolvere un po' di problemi e allungare di qualche mese la sua incasinatissima vita di faccendiere dei banditi. Qui mi fermo che non ho tanto l'aspirazione di diventare un Saviano.
In tutto questo mi dispiace di aver sottratto tempo alla mia famiglia per dedicarmi a loro due stronzi, per aver passato ore, giorni e notti, festivi e feriali per creare le condizioni minime alle quale un'azienda deve aspirare per poter operare, esserci riuscito, tranne la situazione finanziaria che non mi compete, ed essere estromesso perchè nella vita ho imparato che alcune cose è necessario farle bene. Mi hanno rinfacciato il mio certificato penale (INCENSURATO con una situzione da chiarire circa la mia precedente vita di imprenditore - mea culpa) mentre loro sono marci dentro e fuori, nel presente e nel passato e li sfido a presentarmi il loro certificato penale di qui a sei mesi.
Il sole oggi è elegantissimo nel trattarmi come fossi il suo unico figlio.
Ordinario non è quel che mi è successo anyway.
"Ciao Gianni come stai, tutto bene? Sono giorni che non ti si sente" Gianni è il proprietario, insieme ad Alberto della casa di moda per la quale lavoro attualmente, "No non va per niente bene perchè sono intercorsi dei fatti nuovi per i quali la nostra collaborazione per il momento deve essere sospesa immediatamente" "Eeeehhh???!!!" Rispondo attonito "Matteo Giambavicchio ha saputo tramite i suoi amici della massoneria del gran oriente che tu sei sottoposto ad indagine e che quindi potresti attirare attenzioni non desiderate anche su noi" Non credo alle mie orecchie, il mio amico Matteo si è operato per distruggere la mia reputazione con delle inutili falsità. "Scusa Gianni" dico io "ammesso e non concesso che queste cose siano vere e che tu possa avere o meno il diritto di sentirti spaventato dalla evenienza che lo Stato possa chiederti conto di qualcosa, io potrei anche essere daccordo ad allontarmi e chiarire tutto da subito, ma non dimentichiamo che da quando lavoro per te non mi hai mai pagato cosa ne pensi?" "Tu hai prestato opera volontaria a titolo gratuito" "Minchia Gianni, penso che questa posizione non sia contemplata dal codice del lavoro" "Senti" rispondo "incontriamoci e parliamone, perchè qualcosa non quadra davvero, andiamo anche insieme in procura e chiediamo che razza di criminale sono e che tipo di trattamento merito" "No guarda davvero non si può, cerca di capire, per il momento è meglio che non ci incontriamo, ne riparliamo tra sei mesi" "Gianni, non posso permettermi di essere trattato in questo modo, ho famiglia e non posso aver lavorato per beneficienza, non è che stai cavalcando un onda di cazzate giusto per non pagarmi, esattamente come non state pagando nessun fornitore da circa un anno?"
La telefonata si chiude pressapoco così.
La verità è che gli amministratori della Creative World Company srl hanno determinato uno stato di grave e dolosa insolvenza, con un comportamento spregiudicato al limite del ridicolo pur di accapparrare forniture, con una condotta che ai miei occhi, nonostante non sia nemmeno lontamente un santo, per esperienza diretta di imprenditore e indiretta di consulente, risulta agghiacciante. Non tanti giorni fa, evidentemente il cerchio verso me stava per chiudersi, Alberto ha giustificato l'ennesimo ritardo di pagamento verso un fornitore e l'assenza del compare Gianni con la favola che Gianni sarebbe accorso in tutta urgenza a Verona al capezzale di mia figlia gravemente malata, prima di recarsi al funerale nelle marche del loro finto socio Giovanni Tamantini, lo spacciano per tale, in realtà è semplicemente un fornitore - indovinate un po'? Non pagano nemmeno lui da mesi e mesi. La cosa tragicomica è che mia figlia è davvero malata grave (sindrome di west più altre rare anomalie metaboliche) ma Gianni è ben lungi dall'occuparsene e che il Tamantini è morto davvero, sapeva che sarebbe morto e ha fatto di tutto per consegnare, prima di morire, le ultime giacche ai due lestofanti i quali ovviamente si sono ben guardati dal presentarsi al funerale dell'amico-socio-fornitore. Bei bastardi! Questo è solo esemplificativo della totale mancanza di coscienza etica negli affari e nei rapporti con le persone. Il motivo per cui questi due risultano credibili è che sono un rispettabile cardio chirurgo e un povero sfigato che dopo aver accudito l'alzaimer della mamma per sette anni e aver perso il padre si è scoperto malato a sua volta di una forma leucemica. In una formula Gianni Bricco e Alberto Lorenzon. Alberto marcia talmente tanto sulla sua malattia che un giorno l'ho definito un fenomeno di autoprostituzione clinica. Giustifica ogni sua mancanza e strafottenza con la scusa di terapie e malanni incassando dilazioni e pietà. L'ho visto many times coi miei occhi mentire sulle sue condizioni per ottenere beneficio- finchè uno lo fa su di se pazienza, ma il suo vizio si allarga e usa anche le malattie e la morte altrui, risulta non essere carino, forse è decisamente disgustoso. Non solo mia figlia ma anche, ad esempio, la tristemente nota vicenda della figlia del cantante Niccolò Fabi è utilizzata a fini economici. Mentre da un lato, all'interno dell'azienda dell'azienda si vanta di avere realizzato un utile legato alle t-shirt dell'evento le parole di Lulù di 30000 Euro in soli 10 giorni, salvo non avere pagato il fornitore delle magliette stesse, ovviamente, dall'altro nelle sue occasioni di public relation aziendali si atteggia ad anima pia dicendo che con l'operazione parole di Lulù da lui diretta e orchestrata avrebbero costruito un ospedale in angola e presto redimerà altri mali del mondo. Schifosissimo, isn't it? Illazioni? No tutto nero su bianco anche su presentazioni aziendali ufficiali tipo pochi giorni fa per Fiat.
Ma veniamo al punto, perchè si sarebbero comportati così male con me? Perchè sono dei gran bastardi questo è ormai evidente e assodato, ma questi scienziati dello sfruttamento umano moderno e cordiale non fanno nulla per nulla. Ho una mia teoria: avendo vissuto direttamente e indirettamente situazioni aziendali diciamo travagliate, mi sono fatto un'idea ben chiara di cosa possa essere o non essere fatto per il benessere dell'azienda. Che l'azienda CWC fosse in difficoltà me ne resi conto subito, anche se mai avrei immaginato che i compagneros si mangessero perfino i soldi delle bollette del telefono, e poi onestamente con la schiera di conoscenze e opportunità che vantano, benchè in modi tutt'altro che ortodossi, la possibilità di un capovolgimento di fronte sembra tutt'altro che vana. E allora dai fiducia, stringi la cinghia, assecondi e inisisti. Si è parlato mille volte di come e con chi poter raddrizzare la rotta, tra le tante ipotesi una l'ho sempre esclusa con forza: accettare danari da chi non avesse un interesse industriale strategico nell'investire nell'azienda. Accettare solo partner qualificati o rivolgersi al credito ordinario. Qui casca l'asino! Per essere presentabili agli occhi di un serio partner industriale è necessario rimboccarsi le maniche, uhmmm i personaggi non mi sembrano tanto proni, e per rivolgersi al credito ordinario invece non bisognerebbe aver passato fallimenti, protesti, stralci e dio solo sa cos'altro come l'autoprostituto Alberto ma nemmeno si può essere indebitati e impegnati fino al limite come il Gianni Bricco appare. Tra le due però, rimboccarsi le maniche e taroccare un po' di carte per sembrare quello che non si è agli occhi della banca si è tentata la seconda. Pare che non sia andata benissimo e che abbiamo fatto un figurone di merda con i piani alti di Unicredit. Carte taroccate, ho le prove o parlo a vanvera? Certo che ho le prove, tutto depositato presso un legale in attesa di dipanare la matassa di merda super 180 più fine del cashmire. Come prosegue la loro folle corsa verso la mia spietata estromissione? Come già detto la possibilità di rimboccarsi le maniche non è contemplabile da chi cerca di ricondurre tutti i fatti della vita alle feste, ai social network e all'essere amico di... Non resta che accettare soldi di dubbia provenienza, succeda quel che succeda, reato più reato meno, per far questo è necessario liberarsi di me per ben due motivi: il primo è che conosco chi gli presterebbe i soldi per avermi già rifilato un grosso bidone anni fa, il secondo che se anche non lo conoscessi non permetterei che l'azienda per cui lavoro commettesse il più fatale degli errori accettando i soldi di chi non si cura di verificare in cosa stia investendo. C'è qualcuno che non ci arriva? Il ruolo del Matteo Giambavicchio è chiarissimo: lui ha la sua fetta di torta da parte dell'usuraio con la quale risolvere un po' di problemi e allungare di qualche mese la sua incasinatissima vita di faccendiere dei banditi. Qui mi fermo che non ho tanto l'aspirazione di diventare un Saviano.
In tutto questo mi dispiace di aver sottratto tempo alla mia famiglia per dedicarmi a loro due stronzi, per aver passato ore, giorni e notti, festivi e feriali per creare le condizioni minime alle quale un'azienda deve aspirare per poter operare, esserci riuscito, tranne la situazione finanziaria che non mi compete, ed essere estromesso perchè nella vita ho imparato che alcune cose è necessario farle bene. Mi hanno rinfacciato il mio certificato penale (INCENSURATO con una situzione da chiarire circa la mia precedente vita di imprenditore - mea culpa) mentre loro sono marci dentro e fuori, nel presente e nel passato e li sfido a presentarmi il loro certificato penale di qui a sei mesi.
Il sole oggi è elegantissimo nel trattarmi come fossi il suo unico figlio.
lunedì 7 febbraio 2011
il marketing in Italia
Devo essere ancora parecchio incazzato se ho ancora voglia di parlare di lavoro. Ho iniziato a insegnare marketing nelle scuole quasi prima di averne una competenza formale e sicuramente senza averne una grande esperienza diretta. Ma a quei tempi le amicizie politiche permettevano questi ed altri privilegi. Fortunamente per i miei allievi, nel marketing non mi riesce facilemte di sbagliare. E' una disciplina strettamente descrittiva, come la fisica, con una parte empirica e una teorica. Un prodotto e la sua azienda avranno un andamento sul mercato totalmte prevedibile se tutti i dati necessari per un quadro completo siano forniti, così come sappiamo che posizione occupa e occuperà nel tempo il nostro pianeta rispetto al sole. Queste cose sono chiare in buona parte del mondo, soprattuto presso quei bastardi anglosassoni e ammericani i quali sanno anche che in alcune circostanze non vi è davvero nulla da inventare: una domanda e delle risorse portano uno e un solo risultato più spesso di quanto si crede. Ma non in Italia. Tranne rarissime eccezioni, se nello stivale ti imbatti in una porta racante l'insegna del marketing, preparati a scovare qualunque cosa tranne il marketing. Vendite, comunicazione, uffici stampa e altri strafalcioni nei migliori casi vi è appena un grado parentela ma nulla più. In fondo il marketing è solo lo strumento che impedisce a un'azienda di commettere errori marchiani e talvolta ne agevola il successo. Ma in Italia c'è bisogno di questo? L'imprenditore virilie e istintivo italiano accetta di mettere in discussione il suo estro e la sua innata e disgustosa capacità di concludere affari strampalati in un mercato protetto di clientele, parentele e amicizie di ogni ordine e grado? Mai risposta fu più ovvia. Ho avuto la fortuna di lavorare in Italia e all'estero a progetti importanti che mi danno il privilegio raro di sapere cosa si nasconde dietro la strategia di aziende che ragionano e dietro quelle che non ragionano. Per un markettaro è una cosa importante. In Italia funziona pressapoco così: immaginiamo di essere degli avvocati che debbano difendere un cliente durante una causa in tribunale, dopo avere preso atto della situazione del cliente e della controparte ci apprestiamo ad informare il cliente circa la procedura e dobbiamo concordare con lui una linea che risulti vincente. Il cliente che fa? Se ne fotte: imbosca documenti, cambia la versione di fatti senza avvisarci, si giustifica dicendo che le cosa le fa a modo suo, che tanto il giudice é suo amico e in qualche modo può costringere la controparte a transare a suo vantaggio. A me fa un po' schifo!
Il veicolo
Dato che ho piacere di essere antipatico, succede quando quasi tutti quelli che incontri, per un motivo o per l'altro, ti fanno cagare e il periodo non essendo dei migliori non consente particolare clemenza, il primo argomento che tratto è tecnico. Un problema di comunicazione e linguaggio. Rispetto all'utilizzo dei messaggi che un umano fa, possiamo dividere in due grandi gruppi il genere, ben sapendo che le sfumature e le zone grigie possono essere individuate a decine ma come declinazioni specifiche dell'una o dell'altra specie, drammaticamente nessuno può, in questo gioco, camminare con due piedi in una scarpa, il primo gruppo per empatia lo definiamo quello degli uomini mentre il secondo sarà quello dei pecoroni. Gli uomini tutto sommato sono abbastanza noiosi perchè utilizzano il messaggio in modo critico per arricchire e rinforzare la propria conoscenza e posizione, prescindendo quasi totalemte dal veicolo del messaggio se non per creare una gerarchia di attendibilità delle fonti. Il problema antico del rapporto tra forma e sostanza in un istanza è oggi surclassato dal tema del veicolo. In una stretta logica ben aderente al pecorone in quanto animale da gregge, il veicolo, così come il cane da guardia, il pastore e i suoi servi, è visto come membro del gregge. In questa prospettiva, le attività di discernimento circa forma e sostanza di un messaggio passano gravemente in secondo piano. Uscendo da questo delirio metaforico, se tra i veicoli abbiamo tv, radio, giornali, giornalini, giornalacci, web e via dicendo, avremo dei pecoroni appartenenti ciascuno al gregge del veicolo nel quale si sono identificati. Un pecorone potrebbe a ragione dire di essere un televisore o una radio. In fondo nessuno fa caso alle stranezze collettive del popolo, proprio perchè essendo collettive nulla spicca mettendosi in evidenza, ma non potete non avere notato che spessatamente il veicolo non veicola proprio un cazzo ma il pecorone ne condivide l'ombra di una pianta piuttosto che un po' di erbetta fresca.
Facciamo un po' d'ordine. L'empatia è il primo vero fondamento del successo di una qualsiasi forma di comunicazione. La limitata o estesa capacità di raffrontare segni e strutture riproducibili al prorpio interno pregiudica la possibilità di comprendere o fraintendere un messaggio. La comprensione è una attività piacevole, l'incomprensione è frustrante. Il pecorone non tollera frustrazioni, specie se di natura intellettuale. Vale la pena ricordare che quella del pecorone è solo una metafora, esso in realtà è un umano, razza per la quale le funzioni encefaliche sono primarie rispetto a tutte le altre, urge quindi trovare una soluzione prima che la frustazione delle incomprensioni, in uno spazio-tempo chiamato società dell'informazione, mieta troppe vittime. La soluzione è imbarazzante, da vero pecorone, l'empatia, ancora una volta, fornisce la spiegazione istintiva della deriva intellettuale di considerevoli, in senso numerico, gruppi sociali: non importa cosa dico e cosa ascolto perchè io sono un televisore, sono una radio, sono un blog, una pagina di facebook e una rivista patinata. Sembra una cretinata? La dimostrazione viene dal più grande laboratorio di psicologia del pianeta, ovvero il mercato con i suoi buffi clienti e i suoi simpaticissimi venditori. Quale valore ha una cosiddetta rassegna stampa per un venditore che debba affermare un prodotto sconosciuto e magari scadente? Quale considerazione produce un cliente analizzando un prodotto sconosciuto e forse inutile davanti all'evidenza che i veicoli che egli avverte essere parte del suo stesso gregge possano averne parlato?
Quello che in definitiva, si fa per dire perchè questo è solo uno spunto di studio, vuole offrire questo post non è certo la stranota notiza della capacità dei media di influenzare le scelte, ma lo spunto per nuovi meccanismi di manipolazione a partire dalla rivelazione che vi ho appena fatto, e cioè che esiste empatia tra il pecorone e il media fino all'identificazione. Chi riesce a basare una comunicazione moderna su questo assunto rivoluzionario anzichè quella più tradizionale legata ai valori e ai testimonial ottiene dei messaggi più semplici, economici ed efficaci. In fondo tutto questo è scritto in un blog!
Facciamo un po' d'ordine. L'empatia è il primo vero fondamento del successo di una qualsiasi forma di comunicazione. La limitata o estesa capacità di raffrontare segni e strutture riproducibili al prorpio interno pregiudica la possibilità di comprendere o fraintendere un messaggio. La comprensione è una attività piacevole, l'incomprensione è frustrante. Il pecorone non tollera frustrazioni, specie se di natura intellettuale. Vale la pena ricordare che quella del pecorone è solo una metafora, esso in realtà è un umano, razza per la quale le funzioni encefaliche sono primarie rispetto a tutte le altre, urge quindi trovare una soluzione prima che la frustazione delle incomprensioni, in uno spazio-tempo chiamato società dell'informazione, mieta troppe vittime. La soluzione è imbarazzante, da vero pecorone, l'empatia, ancora una volta, fornisce la spiegazione istintiva della deriva intellettuale di considerevoli, in senso numerico, gruppi sociali: non importa cosa dico e cosa ascolto perchè io sono un televisore, sono una radio, sono un blog, una pagina di facebook e una rivista patinata. Sembra una cretinata? La dimostrazione viene dal più grande laboratorio di psicologia del pianeta, ovvero il mercato con i suoi buffi clienti e i suoi simpaticissimi venditori. Quale valore ha una cosiddetta rassegna stampa per un venditore che debba affermare un prodotto sconosciuto e magari scadente? Quale considerazione produce un cliente analizzando un prodotto sconosciuto e forse inutile davanti all'evidenza che i veicoli che egli avverte essere parte del suo stesso gregge possano averne parlato?
Quello che in definitiva, si fa per dire perchè questo è solo uno spunto di studio, vuole offrire questo post non è certo la stranota notiza della capacità dei media di influenzare le scelte, ma lo spunto per nuovi meccanismi di manipolazione a partire dalla rivelazione che vi ho appena fatto, e cioè che esiste empatia tra il pecorone e il media fino all'identificazione. Chi riesce a basare una comunicazione moderna su questo assunto rivoluzionario anzichè quella più tradizionale legata ai valori e ai testimonial ottiene dei messaggi più semplici, economici ed efficaci. In fondo tutto questo è scritto in un blog!
a scanso di equivoci
Mi sono reso conto, e non è in questo che dimostro particolare acume, che nessuno ascolta più nulla, le persone oggi si parlano rimbombandosi cacchiate al loro interno. Uno spettacolo penoso. E' vero che non è corretto pretendere frasi di senso compiuto, risposte adeguate, considerazioni e pensieri pertinenti da chi vive nella nebbia cerebrable e da chi utilizza le misere capacità logiche a disposizione come un vezzo. I più mi ricordano i bambini che compongono le prime frasette alle scuole elementari, solo che non hanno più diritto all'orgoglio, i peggiori indossano la grammatica come uno scialle firmato e si aggirano tronfi dei loro congiuntivi azzeccati... ma per dire cosa? Tralasciando tutta la succitata spazzatura umana, il problema dell'uomo contemporaneo, benchè di qualità, è senz'altro il tempo. A meno di non rifiutare totalmente, e ce ne sarebbe ben donde, tutto il sistema sociale e civile attuale, risultata effettivamente difficile svolgere serene e pacate valutazioni e approfondmenti sia legati ad attività di business sia a quelle prive di remunerazione - l'ammissione implicita di schiavitù propria del termine tempo libero mi da la nausea. E allora cosa succede nella mia vita e spessatamente anche in quella di altri? Accade che un profilo personale o professionale possa essere frainteso o sminuito, inizio a provare fastidio per essere sempre e costatemente scambiato per qualcun'altro, per essere meglio descritto dalle referenze di terzi piuttosto che dalle mie stesse parole. E' un rigurgito di vanità? Forse o forse tutte le limitazioni e imprecisioni sul mio conto che mi tocca assecondare e che mai avrei il tempo di chiarire, mi hanno davvero rotto i coglioni. Ecco che finalmente l'acqua calda sgorga anche nella mia caverna e a scanso di equivoci voglio utilizzare lo strumento blog nella sua funzione più banale e primitiva, per meglio descrivere il mio pensiero di professionista e di uomo libero. Affinchè chi ritengo sia interessato ad andare oltre la conoscenza della mia persona nella sola vita reale, ormai incatenata , incapsulata e intubata, riesca a cogliere delle sfumature attraverso il mondo virtuale che in questo senso, finalmente, mi è di aiuto.
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